Genesi

Sulla facciata, scrostata dalla salsedine, il cartello vendesi. Lโ€™interno dellโ€™appartamento al primo piano Marta se lo ricorda da sempre cosรฌ: i vecchi mobili di radica scura ricoperti da un sottile strato di polvere; le tende logore; le nature morte di artisti sconosciuti alle pareti ingiallite; lo stretto bagno, lungo e buio; il telefono a disco; le pile di libri accumulate in una libreria sgangherata. รˆ lโ€™ultima volta che mette piede in casa dei suoi nonni.
Il piccolo balcone conserva intatti i vasi, diventati terre arse colpite dalla siccitร , infertili. Una folata di maestrale le scompiglia i capelli ordinati in un caschetto. Oltre la strada, ai piedi della collina, si snoda la ferrovia che separa la terra dal mare.

Quando ancora le sue piccole gambe riuscivano ad attraversare gli spazi della ringhiera, e un lenzuolo bianco alla buona la proteggeva dal sole, passava il tempo lรฌ fuori. Le voci di sua madre e di sua nonna in sottofondo.
In uno di quei pomeriggi estivi, comparve una ragazza magra, pallida, dagli occhi azzurri cerchiati di nero fumo. Le chiese se in casa ci fosse sua madre. Indossava un vestitino scolorito con fini bretelle.
La madre, raggiunta dalla nonna, emerse dalla penombra agostana, prima che Marta potesse chiamarla. Con i gomiti sulla ringhiera bollente, in ascolto.
ยซAvete un limone?ยป Aveva la voce rauca e una sigaretta stretta tra le dita.
ยซMezzo va bene lo stesso?ยป rispose veloce la nonna.
ยซMeglio che niente!ยป disse la ragazza alzando le spalle.
La nonna mosse verso la cucina e poco dopo tornรฒ con quanto promesso. Prima di lasciarlo cadere tra le mani della sconosciuta, ebbe un attimo di esitazione: ยซHai bisogno di qualcosโ€™altro?ยป
La ragazza, con le mani pronte a cogliere il mezzo limone, aggiunse: ยซUn cucchiaino. Sรฌ, un cucchiaino. Ce lโ€™avete un cucchiaino da darmi?ยป
Sua madre sospirรฒ e si prestรฒ a recuperarne uno.
Tornรฒ borbottando qualcosa di incomprensibile. Lasciรฒ scivolare il cucchiaino, che finรฌ tintinnando sullโ€™asfalto rovente.
La ragazza dagli occhi azzurri si chinรฒ a prenderlo, rivolse loro un sorriso e si allontanรฒ. Prese una stradina che andava giรน verso il mare, sparendo tra le sterpaglie bruciate dal sole. Marta la vide riapparire poco dopo. Ciondolava, intenta a cercare qualcosa: fissava un punto, poi un altro. Sconfitta, riprese il suo cammino verso la ferrovia.
Il maestrale le sollevava il vestito, e quel corpo emaciato pareva un filo dโ€™erba. Giunta ai binari arrestรฒ il passo.
Il treno arrivรฒ senza preavviso, come portato dal vento. Lo stridio della frenata. La ragazza risucchiata dal mostro di ferraglia e Marta, in silenzio, ad attenderla spuntare dallโ€™altra parte, verso il mare.

Il fischio di un treno in corsa ridesta Marta dal ricordo. Si sfiora le braccia nude, sente i nodi sotto la pelle, doloranti e lividi, le croste marcate in superficie. Con lโ€™unghia smaltata ne strappa via una, sente la pressione del sangue emergere. La falange macchiata di rosso. Lโ€™avvicina alla bocca, succhia. Una smorfia sul viso. Un passo indietro ed รจ di nuovo in casa, pronta a chiudere la finestra dietro di sรฉ.


Felice Casorati, Figura e limoni, 1960 (collezione privata, Milano).
In copertina: Natura morta con limone, 1937.
(Museu de Arte Contemporรขnea da Universidade de Sรฃo Paulo, Brasile).

Chiara Bianchi vive a Berlino dove lavora come editor freelance. Ha ideato, e modera, un gruppo di lettura in italiano (Liber Liber Berlin). Suoi contributi su ยซCrunchEdยป, ยซSololibriยป, ยซYanezยป, ยซMinima&Moraliaยป. Sul web e in antologie si trovano alcuni suoi racconti. Per ยซL’Appesoยป ha scritto il racconto breve Un pesce รจ un pesce e Antonio รจ un pesce.



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