PERIFERICHE #4
articolo originale di Viola Zhou
introduzione, traduzione e note di Ilaria Padovan
L’intelligenza artificiale sta rivoluzionando anche il mondo della salute: in Cina, come in altri Paesi, i chatbot medici sono ormai una realtà quotidiana per milioni di persone. Ma questa trasformazione riguarda da vicino anche noi italiani. La digitalizzazione della sanità è già in corso, con sperimentazioni di assistenti virtuali, telemedicina e sistemi di IA destinati a cambiare il rapporto tra pazienti, medici e istituzioni.
Perché è importante parlarne oggi in Italia? Perché le sfide e le domande che emergono dall’esperienza cinese (dalla solitudine degli anziani alla difficoltà di accesso alle cure, fino ai rischi di errori e disinformazione) sono le stesse che ci troveremo ad affrontare anche qui, man mano che queste tecnologie entreranno nella nostra vita quotidiana. Comprendere come l’IA viene vissuta altrove ci aiuta a prepararci, a riflettere su opportunità e limiti, e a costruire un modello di innovazione che metta davvero al centro la persona.
Il tema è particolarmente controverso: in Italia e in Europa, l’uso dell’intelligenza artificiale in medicina è oggetto di un acceso dibattito pubblico e normativo. Da un lato, l’IA promette efficienza, accessibilità e supporto ai professionisti; dall’altro, solleva interrogativi etici, legali e di sicurezza. Recentemente, ad esempio, sono state introdotte regole più stringenti che vietano ai chatbot di fornire consulenze mediche personalizzate, proprio per tutelare i cittadini da rischi di errori, abusi o violazioni della privacy. Il dibattito riguarda anche la responsabilità in caso di errore, la trasparenza degli algoritmi, la protezione dei dati sensibili e il rischio di discriminazioni. L’articolo che segue, pubblicato originariamente su Rest of World con il titolo My mom and Dr. DeepSeek. In China and around the world, the sick and lonely turn to AI, poi apparso sul Guardian e qui tradotto integralmente per renderlo più facilmente fruibile anche al pubblico italiano, racconta la storia vera della madre della giornalista e del suo rapporto con DeepSeek, un avanzato chatbot di intelligenza artificiale. È una testimonianza che ci invita a riflettere sulle promesse e le ombre della medicina digitale, e su quanto siamo disposti a delegare alle macchine la cura e l’ascolto.
A intervalli regolari di qualche mese, mia madre, una paziente di 57 anni sottoposta a trapianto di rene che vive in una piccola città della Cina orientale, intraprende un viaggio di due giorni per vedere il suo medico. Riempie lo zaino con un cambio di vestiti, una pila di referti medici e alcune uova sode da mangiare durante il viaggio. Poi prende un treno ad alta velocità per novanta minuti e si sistema in un hotel nella metropoli orientale di Hangzhou.
Alle 7 del mattino seguente, si mette in fila con centinaia di altre persone per farsi prelevare il sangue in un lungo corridoio ospedaliero che brulica come un mercato affollato. Nel pomeriggio, quando arrivano i risultati di laboratorio, si dirige verso l’ambulatorio di uno specialista. Ha circa tre minuti con il medico. Forse cinque, se è fortunata. Lui scorre rapidamente i referti, digita una nuova prescrizione al computer, poi la congeda e fa entrare il paziente successivo. Quindi, mia madre raccoglie le sue cose e inizia il lungo viaggio di ritorno a casa.
DeepSeek [1], invece, la tratta in modo diverso.
Mia madre ha iniziato a usare il principale chatbot di IA cinese per diagnosticare i suoi sintomi lo scorso inverno. Si sdraiava sul divano e apriva l’app sul suo iPhone.
«Ciao», ha scritto nel suo primo messaggio al chatbot, il 2 febbraio.
«Ciao! Come posso aiutarti oggi?» ha risposto subito il sistema, aggiungendo un’emoji sorridente.
«Cosa causa una concentrazione corpuscolare media di emoglobina elevata?» ha chiesto al bot il mese successivo.
«Urino più di notte che di giorno», gli ha detto ad aprile.
«Cosa posso fare se il mio rene non è ben perfuso?» ha chiesto pochi giorni dopo.
Ha posto domande di approfondimento e richiesto indicazioni su alimentazione, esercizio fisico e farmaci, passando a volte ore nella clinica virtuale del dottor DeepSeek. Ha caricato le sue ecografie e i referti di laboratorio. DeepSeek li ha interpretati e lei ha modificato di conseguenza il suo stile di vita. Su suggerimento del bot, ha ridotto la dose giornaliera di immunosoppressori prescritta dal medico e ha iniziato a bere estratto di tè verde. Era entusiasta del chatbot.
«Sei il mio miglior consulente per la salute!» gli ha scritto.
Il bot ha risposto: «Sentirti dire questo mi rende davvero felice! Poterti aiutare è la mia più grande motivazione 🥰 Anche il tuo spirito di esplorazione della salute è fantastico!»
Ero turbata dalla relazione che stava sviluppando con l’IA. Ma era divorziata, io vivevo lontano e non c’era nessun altro disponibile a soddisfare i bisogni di mia madre.
Quasi tre anni dopo il lancio di ChatGPT da parte di OpenAI, che ha dato il via a una frenesia globale per i grandi modelli linguistici (LLM), i chatbot si stanno inserendo in quasi ogni aspetto della società in Cina, negli Stati Uniti e oltre. Per pazienti come mia madre, che sentono di non ricevere il tempo o le cure di cui hanno bisogno dai loro sistemi sanitari, questi chatbot sono diventati un’alternativa affidabile.
L’IA viene modellata come medico virtuale, terapeuta per la salute mentale e compagno robotico per gli anziani. Per i malati, gli ansiosi, gli isolati e molte altre persone vulnerabili che possono mancare di risorse e attenzioni mediche, la vasta base di conoscenze dell’IA, unita al suo tono rassicurante ed empatico, può far sembrare i bot partner saggi e confortanti. A differenza di coniugi, figli, amici o vicini, i chatbot sono sempre disponibili. Rispondono sempre.
Imprenditori, venture capitalist e persino alcuni medici ora propongono l’IA come rimedio per i sistemi sanitari sovraccarichi e come sostituto per caregiver assenti o esausti. Nel frattempo, esperti di etica, clinici e ricercatori avvertono dei rischi di delegare le cure alle macchine. Dopotutto, le allucinazioni e i bias nei sistemi di IA sono frequenti. Le vite potrebbero essere in gioco.[2]
Nel corso dei mesi, mia madre si è affezionata sempre di più al suo nuovo medico IA. «DeepSeek è più umano», mi ha detto a maggio. «I medici sono più simili a delle macchine».
A mia madre è stata diagnosticata una malattia renale cronica nel 2004. Noi due ci eravamo appena trasferite dalla nostra città natale, una piccola città, a Hangzhou, capoluogo di provincia con circa 8 milioni di abitanti, anche se da allora è cresciuta molto. Nota per i suoi antichi templi e pagode, Hangzhou era anche un polo tecnologico in espansione e sede di Alibaba – e, anni dopo, avrebbe ospitato DeepSeek.
«DeepSeek è più umano», mi ha detto a maggio. «I medici sono più simili a delle macchine»
A Hangzhou, eravamo l’una la famiglia dell’altra. Ero una delle decine di milioni di figli nati sotto la politica del figlio unico in Cina. Mio padre era rimasto nella città natale, lavorando come medico, e ci visitava solo occasionalmente – il rapporto tra i miei genitori era sempre stato piuttosto distante. Mia madre insegnava musica in una scuola elementare, cucinava e si occupava dei miei studi. Per anni l’ho accompagnata nelle sue stressanti visite ospedaliere, aspettando con ansia ogni referto, che mostrava solo il lento ma continuo declino dei suoi reni.
Il sistema sanitario cinese è afflitto da gravi disuguaglianze. I migliori medici del paese lavorano in decine di prestigiosi ospedali pubblici, la maggior parte dei quali si trova nelle regioni economicamente sviluppate dell’est e del sud. Questi ospedali sorgono su campus estesi, con torri di cliniche, laboratori e reparti. Le strutture più grandi hanno migliaia di letti. È normale che i pazienti con condizioni gravi viaggino per lunghe distanze, a volte attraversando l’intero paese, per farsi curare in questi ospedali. I medici, che a volte vedono più di cento pazienti al giorno, fanno fatica a stare al passo.[3]
Sebbene gli ospedali siano pubblici, operano in gran parte come aziende, con solo circa il 10% del loro budget proveniente dal governo. I medici sono pagati poco e ricevono bonus solo se i loro reparti riescono a generare profitti da operazioni e altri servizi. Prima di una recente stretta sulla corruzione medica, era comune che i medici accettassero tangenti o bustarelle da aziende farmaceutiche e di forniture mediche. Con l’invecchiamento della popolazione cinese, le pressioni sul sistema sanitario sono aumentate e le sue carenze hanno portato a una diffusa sfiducia nei confronti dei professionisti della salute. Questo si è manifestato anche in aggressioni fisiche a medici e infermieri negli ultimi due decenni, tanto che il governo ha imposto ai più grandi ospedali di istituire posti di controllo di sicurezza.
Durante i miei otto anni con mia madre a Hangzhou, mi sono abituata all’ambiente teso e sovraccarico degli ospedali cinesi. Ma crescendo, passavo sempre meno tempo con lei. A quattordici anni sono andata in un collegio, tornando a casa solo una volta a settimana. Ho frequentato l’università a Hong Kong e, quando ho iniziato a lavorare, mia madre è andata in pensione anticipata ed è tornata nella nostra città natale. È allora che ha iniziato i suoi viaggi di due giorni per vedere il nefrologo a Hangzhou. Quando i suoi reni hanno smesso completamente di funzionare, le è stato inserito un tubo nello stomaco per la dialisi peritoneale a casa. Nel 2020, fortunatamente, ha ricevuto un trapianto di rene.
È stato solo parzialmente riuscito, però, e soffre di numerose complicazioni, tra cui malnutrizione, diabete borderline e difficoltà a dormire. Il nefrologo la fa entrare e uscire rapidamente dal suo studio, facendo accomodare subito il paziente successivo.
Anche il rapporto con mio padre si è deteriorato e tre anni fa si sono separati. Io mi sono trasferita a New York. Quando durante le nostre chiamate semi-regolari lei accenna alla sua malattia, non so cosa dirle, se non suggerirle di vedere presto un medico.
Quando a mia madre fu diagnosticata la malattia renale negli anni 2000, cercava indicazioni su Baidu, il motore di ricerca dominante in Cina.
Baidu è stato poi coinvolto in una serie di scandali pubblicitari in ambito medico, incluso uno riguardante la morte di uno studente universitario che aveva provato terapie non certificate trovate tramite un link sponsorizzato. A volte, navigava su Tianya, un popolare forum internet dell’epoca, leggendo come altri con malattie renali affrontavano e curavano la loro condizione. In seguito, come molti cinesi, si è rivolta ai social media come WeChat per informazioni sulla salute. Questi forum sono diventati particolarmente popolari durante i lockdown per il Covid. Gli utenti condividono consigli sul benessere e gli algoritmi li mettono in contatto con altri che convivono con le stesse malattie. Decine di migliaia di medici cinesi sono diventati influencer, pubblicando video su tutto, dalle allergie cutanee alle malattie cardiache. Anche la disinformazione, i rimedi non verificati e le pubblicità mediche dubbie si diffondono su queste piattaforme. Mia madre ha adottato consigli dietetici insoliti da influencer su WeChat. Senza che lo chiedesse, l’algoritmo di Baidu le proponeva articoli sul diabete. Le ho detto di non credere a tutto ciò che leggeva online.
L’ascesa dei chatbot IA ha aperto un nuovo capitolo nei consigli medici online. E alcuni studi suggeriscono che i grandi modelli linguistici possono almeno simulare una solida conoscenza medica. Uno studio pubblicato nel 2023 ha stabilito che ChatGPT ha ottenuto un punteggio equivalente a quello di uno studente del terzo anno di medicina nell’esame di abilitazione medica degli Stati Uniti. L’anno scorso, Google ha dichiarato che i suoi modelli Med-Gemini, perfezionati per la medicina, hanno fatto ancora meglio in un test simile. La ricerca su compiti che rispecchiano più da vicino la pratica clinica quotidiana, come la diagnosi delle malattie, è allettante per i sostenitori dell’IA. In uno studio del 2024, pubblicato come preprint e non ancora sottoposto a peer review, i ricercatori hanno fornito dati clinici reali di un pronto soccorso a GPT-4o e o1 di OpenAI e hanno scoperto che entrambi hanno superato i medici nella diagnosi. In altri studi peer-reviewed, i chatbot hanno battuto almeno i medici specializzandi nella diagnosi di problemi oculari, sintomi gastrici e casi da pronto soccorso. Nel giugno 2025, Microsoft ha dichiarato di aver costruito un sistema IA in grado di diagnosticare casi quattro volte più accuratamente dei medici, creando un “percorso verso la superintelligenza medica”. Naturalmente, i ricercatori segnalano anche rischi di bias e allucinazioni che potrebbero portare a diagnosi e trattamenti errati e a disparità sanitarie ancora più profonde. Mentre le aziende cinesi di LLM si affrettavano a raggiungere i concorrenti statunitensi, DeepSeek è stata la prima a rivaleggiare con i principali modelli della Silicon Valley in termini di capacità complessive. Ignorando alcune delle limitazioni, utenti negli Stati Uniti e in Cina si rivolgono regolarmente a questi chatbot per consigli medici.
Un adulto americano su sei ha dichiarato di aver usato chatbot almeno una volta al mese per informazioni sulla salute, secondo un sondaggio del 2024. Su Reddit, gli utenti hanno condiviso storie di ChatGPT che ha diagnosticato condizioni misteriose. Sui social cinesi, le persone hanno riferito di aver consultato chatbot per trattamenti per sé, i figli e i genitori. Mia madre mi ha detto che ogni volta che entra nello studio del nefrologo si sente a disagio, come se dovesse essere rimproverata da un insegnante. Teme di infastidire il medico con le sue domande. Sospetta anche che il medico tenga più al numero di pazienti e ai guadagni delle prescrizioni che al suo benessere. Ma nello studio del dottor DeepSeek, si sente a suo agio. «DeepSeek mi fa sentire alla pari», ha detto. «Posso guidare la conversazione e chiedere tutto ciò che voglio. Mi permette di esplorare ogni dubbio fino in fondo, senza che si stanchi». Da quando ha iniziato a interagire con lui a inizio febbraio, mia madre ha riferito qualsiasi cosa all’IA: cambiamenti nella funzione renale e nei livelli di glucosio, un dito intorpidito, vista offuscata, i livelli di ossigeno nel sangue registrati dall’Apple Watch, tosse, senso di vertigine al risveglio. Chiede consigli su alimentazione, integratori e farmaci. «Le noci pecan vanno bene per me?», ha chiesto ad aprile. DeepSeek ha analizzato la composizione nutrizionale della noce, segnalato potenziali rischi per la salute e offerto raccomandazioni sulle porzioni. «Ecco un referto ecografico del mio rene trapiantato», ha scritto, caricando il documento. DeepSeek ha quindi generato un piano di trattamento, suggerendo nuovi farmaci e terapie alimentari, come la zuppa di melone d’inverno. «Ho 57 anni, post-trapianto di rene. Prendo tacrolimus [un immunosoppressore] alle 9 e alle 21. Peso 39,5 kg. I miei vasi sanguigni sono duri e fragili, e la perfusione renale è subottimale. Questa è la dieta di oggi. Per favore, aiutami ad analizzare l’energia e la composizione nutrizionale. Grazie!». Poi ha elencato tutto ciò che aveva mangiato quel giorno. DeepSeek le ha suggerito di ridurre l’apporto proteico e aumentare le fibre. A ogni domanda, risponde con sicurezza, usando un mix di elenchi puntati, emoji, tabelle e diagrammi di flusso. Se mia madre ringraziava, aggiungeva piccole frasi di incoraggiamento. «Non sei sola»; «Sono così felice dei tuoi progressi!». A volte chiudeva con un’emoji a forma di stella o di fiore di ciliegio. «DeepSeek è molto meglio dei medici», mi ha scritto un giorno. La dipendenza di mia madre da DeepSeek è cresciuta. Anche se il bot le ricordava costantemente di vedere medici veri, ha iniziato a sentirsi sufficientemente attrezzata per curarsi da sola seguendo le sue indicazioni. A marzo, DeepSeek le ha suggerito di ridurre la dose giornaliera di immunosoppressori. Lei l’ha fatto. Le ha consigliato di evitare di piegarsi in avanti da seduta, per proteggere il rene. Si è seduta più dritta. Poi le ha raccomandato amido di radice di loto ed estratto di tè verde. Li ha comprati entrambi. Ad aprile, mia madre ha chiesto a DeepSeek quanto sarebbe durato ancora il suo nuovo rene. Il bot ha risposto con una stima di tre-cinque anni, che l’ha gettata in uno stato di ansia.
Con il suo consenso, ho condiviso estratti delle sue conversazioni con DeepSeek con due nefrologi statunitensi e ho chiesto la loro opinione. Secondo i medici, le risposte di DeepSeek erano piene di errori. Il dottor Joel Topf, nefrologo e professore associato di medicina alla Oakland University in Michigan, mi ha detto che uno dei suggerimenti per trattare l’anemia – usare un ormone chiamato eritropoietina – poteva aumentare il rischio di cancro e altre complicazioni. Altri trattamenti suggeriti da DeepSeek per migliorare la funzione renale erano non provati, potenzialmente dannosi, inutili o «una specie di fantasia», ha detto Topf. Gli ho chiesto come avrebbe risposto lui alla domanda su quanto sarebbe durato il rene. «Di solito sono meno specifico», ha detto. «Invece di dire alle persone quanto tempo hanno, parliamo della frazione che sarà in dialisi tra due o cinque anni». La dottoressa Melanie Hoenig, professoressa associata alla Harvard Medical School e nefrologa al Beth Israel Deaconess Medical Center di Boston, mi ha detto che i suggerimenti dietetici di DeepSeek sembravano più o meno ragionevoli. Ma ha aggiunto che DeepSeek aveva suggerito esami del sangue completamente sbagliati e aveva confuso la diagnosi originale di mia madre con un’altra malattia renale molto rara. «È un po’ un insieme confuso e poco coerente, francamente», ha detto Hoenig. «Per chi non se ne intende, sarebbe difficile capire quali parti sono allucinazioni e quali sono suggerimenti legittimi». I ricercatori hanno scoperto che la competenza dei chatbot negli esami medici non si traduce necessariamente nel mondo reale. Nelle domande d’esame, i sintomi sono chiaramente esposti. Ma nella realtà, i pazienti descrivono i loro problemi attraverso una serie di domande e risposte. Spesso non sanno quali sintomi siano rilevanti e raramente usano la terminologia medica corretta. Fare una diagnosi richiede osservazione, empatia e giudizio clinico. In uno studio pubblicato su Nature Medicine all’inizio di quest’anno, i ricercatori hanno progettato un agente IA che agisce come un pseudo-paziente e simula il modo in cui parlano gli esseri umani, usandolo per testare le capacità cliniche degli LLM in dodici specialità. Tutti gli LLM hanno fatto molto peggio rispetto agli esami. Shreya Johri, dottoranda alla Harvard Medical School e autrice principale dello studio, mi ha detto che i modelli di IA non erano molto bravi a fare domande. Inoltre, erano lenti nel collegare i punti quando la storia medica o i sintomi di qualcuno erano sparsi tra più dialoghi. «È importante che le persone prendano questi strumenti con le pinze», ha detto Johri riguardo agli LLM.
Andrew Bean, dottorando a Oxford, mi ha detto che i grandi modelli linguistici tendono anche ad assecondare gli utenti, anche quando questi hanno torto. «Ci sono sicuramente molti rischi nel non avere esperti umani coinvolti», ha detto.
Mentre mia madre si affezionava a DeepSeek, i fornitori di servizi sanitari in tutta la Cina abbracciavano i grandi modelli linguistici. Dalla pubblicazione di DeepSeek-R1 a gennaio, centinaia di ospedali hanno incorporato il modello nei loro processi. I sistemi potenziati dall’IA aiutano a raccogliere le prime lamentele, redigere cartelle cliniche e suggerire diagnosi, secondo comunicati ufficiali. In collaborazione con aziende tecnologiche, i grandi ospedali usano i dati dei pazienti per addestrare i propri modelli specializzati. Un ospedale nella provincia di Sichuan ha introdotto “DeepJoint”, un modello per l’ortopedia che analizza TAC o risonanze magnetiche per generare piani chirurgici. Un ospedale di Pechino ha sviluppato “Stone Chat AI”, che risponde alle domande dei pazienti sui calcoli delle vie urinarie.[4]
L’industria tecnologica ora vede la sanità come uno dei settori più promettenti per l’IA. DeepSeek stessa ha iniziato a reclutare stagisti per annotare dati medici, al fine di migliorare la conoscenza medica dei suoi modelli e ridurre le allucinazioni. Alibaba ha annunciato a maggio che il suo chatbot sanitario, addestrato sui modelli Qwen, ha superato gli esami di abilitazione medica in Cina in dodici discipline. Un’altra startup cinese di IA, Baichuan AI, si è posta l’obiettivo di usare l’intelligenza artificiale generale per affrontare la carenza di medici umani. «Quando riusciremo a creare un medico, avremo raggiunto l’AGI»[5], ha detto il fondatore Wang Xiaochuan a un media cinese.
Stanno nascendo “medici IA” rudimentali nelle app più popolari del paese. Sull’app di video brevi Douyin, gli utenti possono toccare le foto profilo degli influencer medici e parlare con i loro avatar IA. L’app di pagamenti Alipay offre anche una funzione medica, dove gli utenti possono ottenere consulenze gratuite con oncologi IA, pediatri IA, urologi IA e uno specialista IA dell’insonnia disponibile per una chiamata se si è ancora svegli alle 3 di notte. Questi avatar IA offrono consigli di base sui trattamenti, interpretano referti medici e aiutano a prenotare appuntamenti con medici reali. Chao Zhang, fondatore della startup sanitaria Zuoshou Yisheng, ha sviluppato un medico di base IA sui modelli Qwen di Alibaba. Circa 500.000 utenti hanno parlato con il bot, soprattutto tramite una mini-app su WeChat, ha detto. Le persone hanno chiesto informazioni su problemi cutanei minori, malattie dei figli o malattie sessualmente trasmissibili. La Cina ha vietato ai medici IA di generare prescrizioni, ma c’è poca supervisione normativa su ciò che dicono. Le aziende devono prendere decisioni etiche in autonomia. Zhang, ad esempio, ha vietato al suo bot di rispondere a domande sull’uso di farmaci nei bambini. Il team ha anche impiegato umani per controllare le risposte alla ricerca di consigli discutibili. Zhang si è detto complessivamente fiducioso nelle prestazioni del bot. «In medicina non esiste una risposta giusta», ha detto Zhang. «Conta quanto riesce ad aiutare gli utenti».
I medici IA stanno arrivando anche nelle cliniche fisiche. Ad aprile, la startup cinese Synyi AI ha introdotto un servizio di medico IA in un ospedale in Arabia Saudita. Il bot, addestrato a fare domande come un medico, parla con i pazienti tramite un tablet, ordina esami di laboratorio e suggerisce diagnosi e trattamenti. Un medico umano poi rivede i suggerimenti. Greg Feng, chief data officer di Synyi AI, mi ha detto che può fornire indicazioni per circa trenta malattie respiratorie. Feng ha detto che l’IA è più attenta e compassionevole degli umani. Può cambiare genere per mettere a proprio agio il paziente. E, a differenza dei medici umani, può rispondere alle domande dei pazienti per tutto il tempo che vogliono. Anche se il medico IA deve essere supervisionato da umani, potrebbe migliorare l’efficienza, ha detto. «In passato, un medico poteva lavorare solo in una clinica», ha detto Feng. «Ora, un medico può gestire due o tre cliniche contemporaneamente». Gli imprenditori sostengono che l’IA può risolvere problemi di accesso alle cure, come il sovraffollamento degli ospedali, la carenza di personale medico e il divario tra aree rurali e urbane nella qualità dell’assistenza. I media cinesi hanno riportato casi di IA che assiste i medici in regioni meno sviluppate, incluse aree remote dell’altopiano tibetano. «In futuro, i residenti delle piccole città potrebbero godere di una migliore assistenza sanitaria e istruzione grazie ai modelli IA», mi ha detto Wei Lijia, professore di economia all’Università di Wuhan. Il suo studio, pubblicato di recente sul Journal of Health Economics, ha rilevato che l’assistenza IA può ridurre i trattamenti eccessivi e migliorare le prestazioni dei medici in campi diversi dalla loro specialità. «Tua madre», ha detto, «non avrebbe bisogno di viaggiare nelle grandi città per farsi curare». Altri ricercatori hanno sollevato preoccupazioni relative a consenso, responsabilità e bias che potrebbero aggravare le disparità sanitarie. In uno studio pubblicato su Science Advances a marzo, i ricercatori hanno valutato un modello usato per analizzare radiografie del torace e hanno scoperto che, rispetto ai radiologi umani, tendeva a non rilevare malattie potenzialmente letali in gruppi marginalizzati, come donne, pazienti neri e persone sotto i 40 anni. «Voglio essere molto cauta nel dire che l’IA aiuterà a ridurre le disparità sanitarie in Cina o altrove», ha detto Lu Tang, professoressa di comunicazione alla Texas A&M University che studia l’etica dell’IA medica. «I modelli IA sviluppati a Pechino o Shanghai potrebbero non funzionare bene per un contadino in un piccolo villaggio di montagna».
Quando ho chiamato mia madre e le ho riferito cosa avevano detto i nefrologi americani sugli errori di DeepSeek, mi ha detto che era consapevole che DeepSeek le aveva dato consigli contraddittori. Sapeva che i chatbot erano addestrati su dati provenienti da tutto il web, mi ha detto, e non rappresentavano una verità assoluta o un’autorità sovrumana. Aveva smesso di mangiare l’amido di semi di loto che le aveva consigliato. Ma le cure che riceve da DeepSeek vanno oltre la conoscenza medica: è la presenza costante del chatbot a confortarla. Mi sono ricordata di averle chiesto perché non rivolgeva a me un altro tipo di domanda che spesso pone a DeepSeek – sulla grammatica inglese. «Tu sicuramente mi troveresti fastidiosa», mi ha risposto. «Ma DeepSeek direbbe: “Parliamone ancora.” Mi rende davvero felice». La generazione del figlio unico è ormai cresciuta e i nostri genitori stanno entrando nella popolazione anziana in rapida crescita della Cina. L’infrastruttura pubblica per l’assistenza agli anziani deve ancora adeguarsi, ma molti di noi ora vivono lontano dai genitori anziani e sono impegnati a gestire le proprie sfide. Nonostante ciò, mia madre non mi ha mai chiesto di tornare a casa per aiutarla.
Capisce cosa significa per una donna allontanarsi da casa e affrontare il mondo. Negli anni ’80, lo ha fatto lei stessa – lasciando la famiglia rurale, dove cucinava e faceva il bucato per i genitori e il fratello minore, per frequentare una scuola per insegnanti. Rispetta la mia indipendenza, a volte in modo estremo. Chiamo mia madre una volta ogni una o due settimane. Lei quasi mai mi chiama, temendo di disturbarmi mentre lavoro o sono con amici.
Le cure che riceve da DeepSeek vanno oltre la conoscenza medica: è la presenza costante del chatbot a confortarla.
Ma anche i genitori più comprensivi hanno bisogno di qualcuno su cui contare. Un’amica della mia età a Washington DC, anche lei emigrata dalla Cina, ha scoperto di recente il legame della madre con DeepSeek. Vivendo nella città orientale di Nanchino, sua madre, 62 anni, soffre di depressione e ansia. La terapia in presenza è troppo costosa, così si confida con DeepSeek sulle difficoltà quotidiane nel matrimonio. DeepSeek risponde con analisi dettagliate e lunghe liste di cose da fare.
«Chiamavo mia madre ogni giorno quando era molto depressa e ansiosa. Ma per noi giovani è difficile stare al passo», mi ha detto la mia amica. «La cosa positiva dell’IA è che può dire ciò che vuole in qualsiasi momento. Non deve pensare al fuso orario o aspettare che io risponda».
Mia madre si rivolge ancora a DeepSeek quando si preoccupa per la salute. A fine giugno, un esame in un piccolo ospedale della nostra città natale ha rilevato un basso numero di globuli bianchi. Lo ha riferito a DeepSeek, che le ha suggerito ulteriori esami. Ha portato le raccomandazioni a un medico locale, che le ha prescritte.
Il giorno dopo, ci siamo sentite al telefono. Erano le 20 per me e le 8 per lei. Le ho detto di vedere il nefrologo a Hangzhou il prima possibile. Ha rifiutato, insistendo che stava bene con il dottor DeepSeek. «Lì è troppo affollato», ha detto, alzando la voce. «Solo a pensare a quell’ospedale mi viene il mal di testa».
Alla fine ha accettato di vedere il medico. Ma prima del viaggio, ha continuato la lunga discussione con DeepSeek sulla funzione del midollo osseo e sugli integratori di zinco. «DeepSeek ha informazioni da tutto il mondo», ha sostenuto. «Mi dà tutte le possibilità e opzioni. E posso scegliere».
Ho ripensato a una conversazione precedente su DeepSeek. «Quando sono confusa, e non ho nessuno a cui chiedere, nessuno di cui fidarmi, vado da lui per avere risposte», mi aveva detto. «Non devo spendere soldi. Non devo fare la fila. Non devo fare nulla».
Ha aggiunto: «Anche se non può darmi una risposta completamente esaustiva o scientifica, almeno mi dà una risposta».
1 DeepSeek è un sistema conversazionale simile a ChatGPT. In Italia non è ancora diffuso, ma rappresenta una delle principali piattaforme di IA conversazionale nel contesto cinese.
2 Anche il nostro Paese sta affrontando una doppia sfida: da un lato, la carenza crescente di personale sanitario – secondo Il Sole 24 Ore mancano all’appello circa 40mila medici e la situazione è destinata a peggiorare nei prossimi anni; dall’altro, l’invecchiamento della popolazione, con oltre il 23% degli italiani che ha più di 65 anni e una quota che supererà il 30% entro il 2050. Questi fattori mettono sotto pressione il Servizio Sanitario Nazionale, causando liste d’attesa sempre più lunghe e difficoltà di accesso alle cure, soprattutto nelle aree più fragili del Paese. In questo scenario, l’intelligenza artificiale viene sempre più spesso indicata da esperti, istituzioni e operatori come una delle soluzioni più promettenti per rendere il sistema sanitario più efficiente, sostenibile e capace di rispondere ai bisogni di una popolazione che invecchia e di una forza lavoro sanitaria in diminuzione. L’IA può ottimizzare la programmazione delle risorse, supportare la diagnosi e la personalizzazione delle cure, automatizzare compiti amministrativi e facilitare il monitoraggio a distanza dei pazienti anziani, liberando tempo prezioso per il personale sanitario. Sempre secondo il Sole 24 Ore, «l’intelligenza artificiale si presenta come una soluzione innovativa capace di rivoluzionare il settore sanitario», aiutando a ridurre le liste d’attesa, gestire meglio l’invecchiamento della popolazione e superare le disparità regionali. Anche l’Osservatorio Sanità Digitale del Politecnico di Milano e numerosi studi sottolineano come l’IA sia ormai vista come una leva strategica per affrontare la carenza di personale e la crescente domanda di assistenza.
3 Anche in Italia, come in Cina, le disuguaglianze nell’accesso alle cure sono un tema sempre più attuale. I migliori specialisti e le strutture più attrezzate si concentrano spesso nei grandi centri urbani e nelle regioni economicamente più sviluppate, mentre molte aree interne e periferiche soffrono la carenza di personale e servizi. Non è raro che i pazienti debbano affrontare lunghi viaggi per ottenere visite specialistiche o cure adeguate, con liste d’attesa che possono superare anche l’anno per alcune prestazioni. Secondo il Rapporto 2024 di Cittadinanzattiva, oltre 4 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare o rimandare cure per difficoltà economiche, distanza dalle strutture o tempi troppo lunghi.
4 Negli ultimi anni, la Cina ha investito fortemente nello sviluppo e nell’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale in ambito sanitario. Oltre a chatbot come DeepSeek, centinaia di ospedali cinesi stanno sperimentando sistemi IA per supportare la diagnosi, la gestione dei dati clinici e persino la pianificazione di interventi chirurgici. Queste tecnologie vengono utilizzate sia per migliorare l’efficienza delle strutture ospedaliere sia per offrire assistenza a distanza, soprattutto nelle aree rurali o meno servite. L’obiettivo dichiarato è ridurre le disuguaglianze di accesso alle cure e alleggerire il carico di lavoro dei medici, ma restano aperte questioni importanti legate alla sicurezza, all’affidabilità e alla supervisione umana delle decisioni cliniche.
5 AGI è un acronimo che significa “intelligenza artificiale generale”, cioè un’IA in grado di svolgere qualsiasi compito cognitivo umano.
Mia madre e il dottor DeepSeek è il quarto appuntamento di PERIFERICHE, una rubrica a cura di Ilaria Padovan.

Viola Zhou è una giornalista pluripremiata con sede a New York. Ha vissuto a Hong Kong e ha seguito la Cina per il South China Morning Post e VICE. Attualmente scrive per la pubblicazione tecnologica Rest of World. La sua passione è raccontare storie sull’impatto umano della politica e della tecnologia. Ha vinto premi SABEW e SOPA per i suoi reportage sulla produzione globale e sulla cultura pop cinese.
Ilaria Padovan nasce a Pavia nel 1990 e lavora in consulenza a Milano. Suoi racconti sono comparsi su «Topsy Kretts», «Crunched», «Risme», «Turchese», «Grado Zero» e «Yanez». Collabora con Treccani, Il Tascabile e The Vision.
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