di Giulio Iovine
Dopo anni di vagabondaggio, fu grande la sorpresa in quel tratto del fiume Nyongo, vicino al Sanaga ma prima della cascata di Mbalmayo, nel vedere un bel giorno ritornare il visconte Lord Brinsley. Ritornava a casa, perché era nato lì trentadue anni prima; e ritornava non solo in compagnia del suo avvocato, Mr Lorimer, che lo aveva incontrato per caso mentre pescava sul corso superiore del Nyongo; ma di una che veniva da fuori (non era mai stata lì) e che Lord Brinsley presentò a tutti come sua moglie.
Non si vedeva un viscontessa in quel tratto di fiume da anni, da quando era morta la madre di Lord Brinsley, e il visconte padre non aveva più preso moglie; d’altronde aveva ormai novant’anni e dopo cinque compagne, pareva che non ne avesse più voglia. Non che gli mancassero le forze di fare alcunché, anche perché poco o nulla gli era richiesto, alla sua età: stare a prendere il sole sulla riva, guardare seccarsi il fango, e azzannare qualche carcassa se la trovava. Ma suo figlio – uno dei pochi sopravvissuti – era giovane ed energico. Un giorno prese e nuotò altrove; e per anni, dopo la morte del vecchio visconte, nessuno pensò seriamente che lo avrebbero mai rivisto. Pure, ora tornava, reclamando la sua terra e la sua posizione in società. Più sensibile e più diplomatico di suo padre, e lungo ormai quasi quattro metri, aveva ottimi motivi per farsi rispettare, da qualunque parte lo si guardasse. Arrivati sulla spiaggia di terra bruna, al centro del suo antico territorio, Mr Lorimer accompagnò Lord Brinsley a visitare uno dietro l’altro i coccodrilli maschi più grossi della zona – il barone Lord Monckton, Mr Douglas e Sir Hargrave Pollexfen – per mettere bene in chiaro chi era in cima alla scala gerarchica sul fiume. Ai supposti rivali del visconte bastò guardarlo aprire la bocca, e dare un colpetto all’acqua con la grande coda, per capire l’antifona e sottomettersi di buon grado. Lui e Mr Lorimer si separarono subito dopo per tornare alle rispettive tane, così che Mr Lorimer fu subito tampinato da metà dei coccodrilli che vivevano in quel tratto di fiume, e che volevano sapere tutto il tuttibile sul visconte ritornato.
Mr Lorimer, che era stato l’avvocato dei Brinsley come suo padre e sua madre prima di lui, aveva passato gli anni di assenza del giovane visconte a sentirsi ignorato. Fu per lui un giorno meraviglioso quando, messo sotto assedio, fu costretto a fare del pettegolezzo professionale. Si venne così a sapere che Lord Brinsley aveva risalito il Nyongo e attraversato mezza savana, dal Camerun alla punta estrema del Sudan, e poi giù per il Nilo fino al lago Vittoria, e poi lungo gli affluenti dello Zaire, per ritornare infine a casa. Che in quegli anni non gli era successo niente di insolito. Che aveva preso e dato botte a molti altri coccodrilli, ma non ne era uscito che con qualche cicatrice. Sulla nuova Lady Brinsley purtroppo non poté dire granché, perché il visconte era stato molto sintetico sull’argomento – si era limitato a dirgli che era stata una Miss Portmore, e che si erano incontrati sul fiume Ubangi quando scende bruscamente verso sud. E chi conosceva coccodrilli di regioni così remote? Non certo Mr Lorimer.
Mentre il visconte riprendeva possesso del suo antico territorio, la viscontessa, ignara di essere oggetto di curiosità o pettegolezzo, veniva guidata da Mrs Lorimer e da una o due delle signorine Lorimer più giovani, comodamente installate sul dorso della madre, all’antica tana dei Brinsley. Risalendo la spiaggia di terra dura, all’ombra gentile di una grande roccia che si innalzava su un’ansa del fiume Nyongo, ecco che il fitto sottobosco lasciava spazio ad una radura, e ad uno spiazzo che digradava dolcemente verso le onde.
«Le viscontesse Brinsley hanno sempre fatto il nido qui, dai tempi della nonna della bisnonna del visconte» spiegò Mrs Lorimer. «Vedete che la posizione è ottima; il sole non ci batte mai che per poche ore, siamo vicinissimi all’acqua, e seminascosti dal fogliame del bosco. Dovrete stare attenta ai varani mentre montate la guardia, in giro ce ne sono tantissimi e non v’immaginate la sfacciataggine che hanno preso su».
«Qualcuno ha fatto il nido qui di recente» osservò Lady Brinsley.
«Sì, io» rispose Mrs Lorimer con imbarazzo (era convinta di aver fatto sparire tutte le tracce). «In assenza della viscontessa e del visconte, mi capite».
«Ma certo» ribatté Lady Brinsley, che preferiva lasciar correre queste scempiaggini. «Si trova del fogliame buono?»
«Assolutamente» esclamò Mrs Lorimer. «Qua intorno c’è foglie secche, rametti, tutto quello che vi serve per un buon nido, e naturalmente la terra, sentite quanto è soffice? Si scava con un artiglio».
«Mi vien quasi voglia di fermarmi a riposare».
«È casa vostra, milady».
«Mi fate compagnia?»
Si sedettero a prendere il sole, mandibola a terra, sulla calda riva del fiume.
Lady Brinsley era nata Miss Portmore: suo padre era uno delle centinaia di Portmore che abitavano la rete idrografica dello Zaire, di mezza Angola e di una buona fetta di Sudan, buoni a fare uova e poco altro. Ma sua madre era stata Lady Honoria Murgatroyd, figlia di Robert Murgatroyd, quindicesimo marchese Derford, discendente diretto di quel Lord Derford che era stato il più pericoloso mangiatore di uomini di tutto il Sahel. Difficilmente, tra rettili di buon senso, si voleva avere a che fare con famiglie del genere. Erano coccodrilli opportunisti e rabbiosi, che non potevano sopportare gli uomini, e che spesso finivano scuoiati e appesi alle capanne dei cacciatori nei villaggi sulle rive del Niger. La nuova Lady Brinsley era molto giovane, non era mai stata madre, e non si era mai allontanata dalle rive dell’Ubangi dove era nata. Dei suoi fratelli e sorelle era la meno aggressiva, ma non certo la più fragile. E se il visconte aveva scelto lei, doveva essere dura a sufficienza per affrontare le difficoltà della nuova vita che l’attendeva. Prima fra tutte, il rapporto – che si pronosticava complesso – con una cognata squilibrata.
Sulla riva opposta a quella della vecchia tana dei Brinsley era ben visibile un’ampia spiaggia che si inzuppava nelle acque basse di un fitto canneto. Tra i fusti delle canne si vedeva benissimo – se sapevi dove guardare – la sommità del muso di un coccodrillo completamente immerso nell’acqua, tranne per la punta del naso e i due piccoli occhi malevoli. Era il posto preferito dell’unica sorella vivente di Lord Brinsley, nata quattro nidiate prima della sua: l’onorevole Frances Sheridan.
Di questa sorella il visconte preferiva non parlare se non con pochi intimi, e anche a Mr Lorimer, che ovviamente era informato di più cose di quante volesse sapere, era stato chiesto con insolita fermezza di stare zitto. La compianta viscontessa madre, Lady Augusta Brinsley, aveva capito di avere a che fare con una neonata particolare quando la piccola Miss Sheridan, infilatasi in bocca alla madre per essere trasportata via dal nido nella sicurezza delle acque basse, non aveva trovato niente di meglio che mordere la sua gengiva, lasciandole un graffio. Lady Brinsley era stata molto tentata di mangiarsi quella neonata poco collaborativa, ma si era trattenuta; a sproposito, visto che l’onorevole Miss Sheridan si era mangiata un terzo dei fratellini, e a sole due settimane di vita si era definitivamente allontanata dalla madre per cavarsela da sola. Negli anni a venire, ogni volta che si avevano sue notizie, era per una rissa che aveva scatenato, qualcuno che aveva fatto fuori, un qualche nobile confinante offeso a morte, o qualche altro disastro. Nei suoi primi anni il visconte, all’epoca Mr Sheridan, aveva provato a interfacciarsi con la sorella e a suggerirle un minimo di disciplina. Lei, pur insolitamente benevola nei confronti di quel fratello minore che le pareva essere il meno cretino della famiglia, aveva respinto ogni richiesta e continuato a vagabondare e a piantar grane, finché non incontrò una sua pari.
La duchessa di Torcaster si trovò, ormai vent’anni fa, a passare per il medio corso del Nyongo nel suo storico viaggio dalle foci del Gambia fino a quelle dello Zaire, il più lungo tragitto mai percorso da un coccodrillo del Nilo in una sola tornata. Arrivata nella zona, ricevette l’omaggio del visconte padre – la viscontessa madre era morta da pochi mesi – e si dispose, dopo un breve riposo, a ripartire verso la foce del fiume. Ma s’imbatté in Miss Sheridan, che per quanto figlia di un semplice visconte, e nemmeno sua erede diretta, non aveva però nessuna voglia di cedere il passo alla vedova del duca di Torcaster. La provocò; ne nacque una rissa; ma Sua Grazia era più grossa, più pesante e aveva un morso poco diplomatico. Miss Sheridan si ritrovò un braccio mozzato e fu costretta a ritirarsi in buon ordine.
“Fanny finirà per farsi ammazzare”, aveva commentato il visconte padre vedendola rimpiattarsi nel canneto, l’acqua sozza di sangue.
“Non credo, milord: penso anzi che dopo questa batosta si darà una calmata”, gli aveva risposto suo figlio. E il tempo provò che aveva avuto, almeno in parte, ragione. Miss Sheridan smise di cercare avversari al di là della sua portata. La ferita le guarì, le lasciò un moncone; ma poteva ancora nutrirsi da sé, e si contentò di vivere nel territorio del padre, schivando con cura altri coccodrilli, e mordendo se qualcuno si avvicinava troppo.
«L’onorevole Miss Sheridan non ci fa l’onore della sua compagnia?» chiese un giorno Lady Brinsley a Mrs Lorimer.
«Spero proprio di no perché vorrei conservare le ossa intere, milady».
«Esagerata. Non sarà mica un mostro. Tra l’altro sono arrivata qui da una settimana e non si è ancora fatta viva. Forse aspetta che sia io a presentarmi».
«Se fossimo tra estranei avrebbe ragione, perché sarebbe la più alta in grado – voi – a parlare per prima alla più bassa. Ma voi siete la nuova signora della regione, venuta da fuori, e quindi è l’onorevole Frances Sheridan che deve venire da voi e rendere omaggio».
Mrs Lorimer si divertiva da matti con le regole dell’etichetta. Le sapeva talmente bene che ogni tanto pure il visconte le chiedeva consigli su questioni che non sapeva come risolvere.
«Ma sì, ma sì, Henrietta, tutto questo putiferio, alla fine siamo in famiglia, che ce ne importa? Andrò io stessa a presentarmi».
«Quando?»
«Ora».
«Lady Brinsley! Non provocatela, per carità! Sua Signoria non vi ha raccontato…?»
«Mi ha raccontato tutto, ma non mi ha mai detto che fosse stupida. Se mi presento con un minimo di educazione, non potrà reagire così male».
E trottando per qualche metro, finì nelle acque del fiume, nuotando a codate larghe, senza voler dare l’impressione di puntare una preda. Dall’altra parte del fiume, nascosta nel suo canneto, Miss Sheridan ebbe un sussulto e tirò fuori dall’acqua la testa. Lady Brinsley smise di nuotare e si fermò a una decina di metri da lei, immobile.
«Carissima Miss Sheridan. Mia cara, cara Fanny».
L’onorevole Miss Sheridan cominciò a brontolare e a sputare bollicine d’aria fuori dalla bocca. Tecnicamente, in quanto moglie del fratello, poteva permettersi lo strazio di chiamarla per nome.
«Ci stavamo chiedendo, io e Mrs Lorimer laggiù, se non vi andrebbe di venire a prendere un po’ di sole con noi. Aspettiamo il visconte in serata per una cena di famiglia».
Fanny continuava a brontolare. Lady Brinsley attese un po’, e poi:
«Il visconte ha espressamente richiesto la vostra presenza».
«Il visconte ti avrà anche espressamente richiesto di non impicciarti… come ti chiami, scusa?»
«Io? Anne».
«Ecco, grazie. Dicevo: il visconte, mia cara Anne, ti avrà sicuramente detto che non è il caso di rivolgermi la parola o di avvicinarsi a meno di due metri dalla sottoscritta, sennò succedono brutte cose. Giusto?»
«Qualcosa del genere, ma mi ha anche detto che ha stima e affetto per voi, e che spesso gli manca avervi accanto. Specie ora che è tornato a casa, e che presto avrà una famiglia».
«Aha. Sei già incinta?»
«No, ma la stagione non è lontana».
«Ecco che mi commuovo. Stammi bene a sentire, Nancy – tu chi sei?»
«In che senso?»
«Di famiglia».
«Sono nata Portmore».
«Sì, come dire una qualunque. E tua madre?»
«Lady Honoria Portmore. Nata Murgatroyd».
«Ah: ecco qualcosa di interessante. I marchesi Derford. I mangiatori di uomini! Tu non sei una mangiatrice di uomini, tesoro, eh?»
Lady Brinsley non rispose. Quando provò a farlo, fu interrotta:
«E nemmeno di coccodrilli. Sei una coccodrilla acqua e sapone, la prima scema che si è trovato mio fratello. Sì, sei carina, ma immagino sia tutto qua, come le tue duecento sorelle giù nello Zaire».
«Sono considerazioni premature, Miss Sheridan. Voi nemmeno mi conoscete».
«Ah, sei tornata al cognome, eh? Che bello, ti ho fatta incazzare. Vero, sono considerazioni premature, ma a me non serve mai molto tempo per decidere chi ho davanti e agire di conseguenza». E si portò direttamente davanti a Lady Brinsley, a bocca aperta. Tutti i coccodrilli sanno che significa che vuoi botte. Ma dopo pochi secondi, Miss Sheridan si fermò e cominciò a ridere. «Ma guardala. Immobile. Non sai neanche come reagire a un’esibizione aggressiva. Qui sul fiume non è un mondo semplice, lo sai, vero? Buona grazia che c’è mio fratello con te».
«Si parla di me? Scusate l’intromissione». Era Lord Brinsley, che nuotando sott’acqua, si era avvicinato senza essere visto, e riemergeva esattamente a metà tra sua moglie e sua sorella. «Passavo di qui. Buongiorno, milady. Fanny, buongiorno a te».
«Visconte!»
Lady Brinsley si lasciò quasi scappare il nome proprio di suo marito, tanto era tesa.
«Fanny, mi sembra che qui si finisca per dire cose di cui ci si pentirà. Mia moglie è stata gentile e ragionevole con te, anche e soprattutto per fare un favore a me. Non dovrebbe costarti poi molto passare un po’ di tempo con i tuoi familiari ora che la nostra famiglia è di nuovo nella sua sede e nel posto che le appartiene. E invece ti permetti con la viscontessa un linguaggio che, se tu fossi chiunque altro, avrei già duramente punito».
«Non ci tengo proprio per niente a passare del tempo con quei quattro imbecilli che ti stanno intorno, Frederick, se proprio vuoi saperlo. E quanto al mio linguaggio, scusa. Ho il brutto vizio di dire la verità».
«Di dire quello che pensi, sicuramente. Ma quanto tu ne capisca, di quello di cui parli, non lo so. Forse con l’età, oltre che diventare più sgarbata, stai perdendo anche un po’ di cervello. Andiamo, milady».
E si allontanò con sua moglie, tornando verso la riva opposta. Miss Sheridan, furibonda, fece qualche capriola di rabbia nel suo angolo di acquitrino, e andò in cerca di zebre o gazzelle che venissero a bere nell’acqua torbida più a sud.
«Mi dispiace. Io ci ho provato».
«Hai fatto anche troppo, Anne».
«Tua sorella è un soggetto difficile».
«Mia sorella può andare al diavolo. Si crede il coccodrillo più intelligente del fiume. Con quel braccio mozzo a testimoniare il contrario. E non ha nemmeno capito cosa è veramente successo nella vostra conversazione».
«Non glielo dirai?»
«Se non ci arriva da sola, non ne vale la pena».
Non la rividero per qualche mese. Intanto arrivò la stagione degli amori. Fu anche la stagione del loro amore; e Lady Brinsley si trovò ben presto a scavare il suo primo nido, a deporvi sessantadue uova dal guscio duro, e a coprirle con una vasta scelta di fogliame secco, erba di fiume, foglie, legno e felci. Assieme a lei – a debita distanza – si disposero Mrs Lorimer, Lady Pollexfen, Lady Monckton, e ci sarebbe stato posto anche per Mrs Douglas, se non che suo marito aveva avuto di recente una serie di problemi col visconte.
Finché il visconte era stato in viaggio, Mr Douglas aveva convissuto più o meno pacificamente col barone Monckton e Sir Hargrave Pollexfen, illudendosi – in certi momenti di solitudine – che siccome era il più giovane e il più forte, era anche il legittimo sovrano della regione. Il ritorno di Lord Brinsley aveva posto brutalmente fine a quelle illusioni. Mr Douglas lì per lì non sembrava averne risentito; gli effetti della delusione si erano però visti in séguito, quando sua moglie si era trovata incinta. Aveva insistito che Mrs Douglas facesse il nido fuori dal territorio del visconte, nelle vicinanze di un villaggio di pescatori. Scelta poco sensata, perché gli uomini, si sa, van tenuti a distanza dai coccodrilli, a meno che tu non abbia fame. Ma Mr Douglas soffriva forse un po’ troppo della presenza del visconte: voleva darsi arie da coccodrillo che aveva il suo territorio, e non doveva chiedere la carità di nessuno.
«Non è la cosa più furba che potevate fare, Douglas. Gli uomini hanno paura di noi. Se si accorgono che vostra moglie ha il suo nido vicino alle loro casa, cercheranno di scacciarla».
«Resisteremo, milord».
«Va bene. E allora gli uomini prenderanno le armi e verranno a cercarci, tutti quanti noi, lungo la corrente del Nyongo. E ci ritroveremo una missione punitiva con i piccoli appena usciti dalle uova. Ragionate, Mr Douglas. E spostate il nido di vostra moglie».
«Sono fuori dal vostro territorio, milord. La decisione è mia».
«Naturalmente».
Naturalmente, i bambini del villaggio scoprirono il nido, tennero a bada Mrs Douglas con un bastone, e lo depredarono. Altrettanto naturalmente Mr e Mrs Douglas si vendicarono nutrendosi di una giovane donna che andava a prendere l’acqua al fiume. E poi di un’altra, e di una terza. La settimana successiva, Lord Brinsley si avvicinò all’ombra della roccia dove la viscontessa montava la guardia alle sue uova, e annunciò:
«Siamo in guerra con gli uomini».
Lady Brinsley non rispose.
«Stanno pattugliando il fiume. Hanno ucciso Mrs Douglas ieri. Mr Douglas è fuggito qui. Prima o poi lo troveranno».
Le altre femmine cominciarono a far baccano.
«Ma quando vengono?»
«Ma sono in barca?»
«Oddio, se ci trovano schiacceranno tutte le uova».
«Quel cretino di Douglas».
«Ma perché, sua moglie?»
«Ma lei già lo sapevi che era cretina, è lui che…»
«D’accordo con la viscontessa Lady Brinsley, ho proibito a Mr Douglas» continuò il visconte «di entrare nuovamente nel mio territorio. Visto il danno che ha causato, ritengo che debba restarne fuori per qualche anno. È possibile che gli umani cerchino lui nello specifico, e non trovandolo, non arrivino mai fin quaggiù a fare danni».
Era il tono del comando. Tutti tacquero.
Un giorno che il visconte era lontano, a discutere con altri maschi della zona su come gestire l’emergenza, sua sorella si degnò di starsene a mollo a poca distanza dalla riva ombrosa dove covava la viscontessa. Le altre femmine, già distanti per i fatti loro – i coccodrilli non sono come i pinguini, non amano fare il nido gomito a gomito – si appiattirono a terra sperando che Miss Sheridan non le notasse. Lady Brinsley prese la cosa con garbata indifferenza. Miss Sheridan era stata di nascosto a spiare il villaggio degli uomini dove i Douglas avevano fatto le loro vittime; aveva visto la povera Mrs Douglas scuoiata e appesa tra due bastoni, vicino alla capanna delle donne e dei bambini, piatta ed estesa come l’ala di un avvoltoio. Lo spettacolo non l’aveva lasciata indifferente come avrebbe fatto anni prima. Nuotando sul fondale freddo, s’era sentita più fredda ancora, fredda dentro, anche dopo due ore di sole a picco. Avrebbe voluto parlare di quello, ma non riusciva a farselo venire sulla lingua, e dopo una mezz’ora di monologo sul tempo e sulle piogge, continuò con
«…più di tutto mi colpisce la pura idiozia di quel Douglas. Veramente la gente senza un titolo la deve piantare di prendersela con chi ce l’ha. Non li abbiamo mica fatti noi, quello visconte, quello marchese, quello baronetto e quello commoner, come lui. Sono cose antiche che ci ritroviamo sul groppone, di ben prima che noi nascessimo. Douglas sembra pensare che lo facciamo apposta a essere più in alto di lui nella scala sociale. Per fargli un dispetto».
«Mr Douglas è un coccodrillo giovane e forte» rispose Lady Brinsley, «e posso anche capire che voglia distinguersi tanto quanto la sua forza e la sua giovinezza glielo consentirebbero. Il problema è che non può farlo qui. Molti dei miei fratelli, anche più giovani di lui, sono emigrati in cerca di fortuna. Potrebbe farlo anche lui».
«Non è che potrei, è che devo proprio, visto che mi avete cacciato via, viscontessa».
Mr Douglas era davanti a loro, con la testa fuori dall’acqua. Aveva nuotato vicino al fondale e non lo avevano visto.
«Appunto. Perché siete ancora qui, Mr Douglas?» chiese Miss Sheridan.
«Per lasciare un ricordo indelebile della mia presenza, Miss Sheridan».
«Parla come mangi, Douglas».
«Una moglie per una moglie, Fanny. Credo che Lady Brinsley debba essere sacrificata al mio orgoglio. Niente di personale, viscontessa».
Fece per avvicinarsi. Ma l’onorevole Miss Sheridan s’intromise tra lui e la riva sabbiosa, a pochi metri dalla quale sorgeva il nido dei Brinsley.
«Levati dai piedi, Fanny».
«Douglas, non essere ridicolo».
«Perché t’intrometti?»
«Questa è la terra di mio fratello. E mia. Della nostra famiglia. Non è cosa tua».
«Non dirmi che ci tieni alla viscontessa».
«Quella te la mangi in un boccone, non me ne frega niente. È questione di rispetto. Questo è territorio dei Brinsley».
«E chi li rappresenta? Tu? La storpia? Fammi vedere come agiti il moncherino».
Tanto bastò perché Miss Sheridan gli piombasse addosso a bocca aperta. Lui fu più svelto, andò sott’acqua, si sollevò di colpo e la capovolse sul dorso. Sputando acqua lei provò a rimettersi dritta, mentre lui le graffiava il fianco e il ventre, urlando storpia, storpia.
Fu esattamente in quel momento che Lady Brinsley, alzatasi sulle quattro zampe, percorse galoppando il tratto di riva dal suo nido alla battigia, e poi nuotando, silenziosa come un proiettile e altrettanto rapida, per il breve tratto di fiume che la separava da Mr Douglas. Mr Douglas non fece in tempo ad accorgersi che aveva qualcosa che gli veniva addosso, che le mandibole della viscontessa si erano chiuse a tenaglia sulle sue.
È noto ormai anche ai profani che la muscolatura preposta a chiudere la bocca di un coccodrillo è decine di volte più forte di quella incaricata di aprirgliela. Di conseguenza, se persino voi riuscireste a tenere la bocca chiusa ad un coccodrillo pigiandoci sopra una mano, non c’è forza al mondo che possa costringerlo ad allentare la presa quando vi sta mordendo. Mr Douglas aveva ora l’ennesima conferma di questo piccolo fatto anatomico della sua specie. Tentava invano di ferire Lady Brinsley con gli artigli, di spostarsi, di colpirla con la coda, schizzando acqua dappertutto. Miss Sheridan, arrancando a riva e male in arnese, non poté che assistere inerte alla scena che meno si sarebbe aspettata nella sua vita. Soddisfatta che Mr Douglas fosse bloccato e incapace di nuocere, e giudicando di essere immersa nell’acqua a sufficienza, Lady Brinsley effettuò una torsione completa del corpo, tenendo ben strette le mascelle, come a voler spaccare in due una zebra o uno gnu. E quando fu tornata nella posizione di partenza, aveva amputato un pezzo delle mandibole di Mr Douglas.
Aprì la bocca e lo lasciò cadere nell’acqua, che si andava insozzando di sangue. I coccodrilli di entrambe le rive assistevano come colpiti da un fulmine. Mr Douglas, inebetito dal dolore e dall’orrore, sbatteva i moncherini tremanti che gli rimanevano al posto della bocca, voltando e rivoltando la testa.
Lady Brinsley tornò al suo nido con tutta calma; poi si voltò, e:
«Bene, credo che non ci sia più niente da dire. Buon viaggio e buona fortuna, Mr Douglas».
Lui non rispose: si immerse tra le onde del fiume, e scomparve, lasciandosi dietro per qualche tempo la scia di sangue che ancora perdeva.
Quando ebbe finito di sentirsi raccontare l’accaduto da tutti e venti i coccodrilli che vollero raccontarglielo, Lord Brinsley, di ritorno dal suo incontro, ebbe agio di parlare in privato con la viscontessa, e di assicurarsi che stesse bene.
«Ma sto benissimo, Frederick, davvero. Mr Douglas mi ha sottovalutata. Non credo ci sia mai stato un vero pericolo».
«Mi serva di lezione. Non ti devo lasciare mai da sola in situazioni del genere».
«Frederick, hai veramente paura per me, quando non ci sei?»
Il visconte ci pensò per un po’.
«Fanny sicuramente ha paura di te, adesso. Si è finalmente resa conto che nella vostra prima conversazione io sono intervenuto per evitare che tu la facessi a pezzi, e non il contrario».
«Lascia perdere Fanny. Tu hai veramente paura?»
Il visconte si prese altri lunghi secondi.
«La prima volta che ti ho vista, stavi sdraiata sulla spiaggia, con accanto un bambino che ti dava fastidio con una lancia. Sembravi morta, eri immobile, e lui lì che ti punzecchiava, tentando di ficcarti la punta nell’occhio. Mi sono distratto un attimo per capire dov’erano gli altri della tua famiglia, e un secondo dopo il bambino era nella tua bocca».
«Ricordo! Cosa vuoi, la pazienza ha un limite».
«Sicuramente. Persino quella dei coccodrilli. Ma vedi, è stato lì che ho deciso che ti avrei sposata, se tu mi avessi voluto. Sapevo che accanto a te, io per primo non avrei mai più avuto paura. Che buona parte della mia forza saresti stata tu».
«Per essere un maschio, hai sicuramente impostato il matrimonio in maniera molto ragionevole, Frederick».
«Vero? Ma infatti io dico sempre che c’è speranza per tutti, di imparare qualcosa nella vita».
E intanto il sole, un’ellisse di sangue, calava lentamente verso l’orizzonte del fiume.

Giulio Iovine, nato a Bologna il 10 luglio 1987. Laureato in lettere a Bologna, dottorato a Urbino, assegno di ricerca a Napoli, da febbraio 2021 ricercatore all’Università di Bologna, dove studia manoscritti antichi e insegna Papirologia. Pubblica prose, meme, teatro e video sui suoi profili Facebook e Instagram (#dinosaurifuturi), nonché sul suo blog (Il Monte Analogo); racconti brevi su riviste, tra cui «Altri Animali», «Crack», «Digressioni», «Enne2», «Kairos», «Malgrado le mosche», «Smezziamo», «Turchese» (lista completa); e romanzi su Wattpad (‘Francesco Storbini’). Su «L’Appeso» ha pubblicato il racconto Il primo sabato di maggio. È membro della redazione della rivista «Spaghetti Writers».
Alex Prosperi, classe ’89, nato e coltivato in Italia, Abruzzo, macellato in Lombardia, Milano. Laureato in pittura, dapprima all’accademia di Bologna, poi a quella di Brera. Scrive, dipinge, illustra, mangia e beve. Però non ci campa e quindi fa un lavoro normale.
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