Federica Maria D’Amato – La montagna dell’andare

Se il loro seme è vostro se
i figli loro somigliano più
a quelli di un padrone
a quelli di un incontro se
scambiandovi ogni tanto
un tu con un io vostro è
il darvi lo spazio nelle case
degli altri se la memoria non
inganna tra le lenzuola
nel letto degli ospiti
se gli ospiti siete voi
o sono loro l’ospite
mai ospitato
mai invitato
se questo vivere
con i miei gatti il mio cane
sia tutto quel che devo fare.

***

Quante parole per dire
vento albero cielo novembre
e invece sarebbe solo domandare
tu che fai, autunno, che porti?
Senza risposta,
ma solo quel pensare del bambino
che per la prima volta cresce
in quattro parole:

Caro diario,
sono guarito

***

Dopo gli anni inizi le domande
su quel restare degli alberi
in un posto per millenni
quando duri meno
molto meno
d’una vita.

Pare lo sguardo cambi
o la devozione del nome
dicono che inizi a ricordare
gli altri e le stagioni
al passo dei cambi nel quadrante
sotto il peso colossale
di fare diventare tutto vero.

***

C’era la montagna dell’andare
oltre la linea fissa del restare
e se tu eri stata una morte
io lanciavo nel deserto
della mia propria vita
la moneta del vedersi
con la caduta più forte della croce
sul verso già deciso.
Era nella seconda persona
che riposava la prima.


Nota di lettura

«Quante parole per dire / vento albero cielo novembre / e invece sarebbe solo domandare / tu che fai, autunno, che porti?».
E l’autunno, qui su L’Appeso, ha portato una selezione di poesie giunte inedite in principio d’estate e tali rimaste fino alla pubblicazione. Oggi la silloge poetica La montagna dell’andare risulta finalmente edita. A noi dunque il piacere e l’onore di averla proposta in anteprima a ridosso dell’uscita per Ianieri Edizioni.
Scrive Fabio Barone, direttore della collana L’Angiolo: “se il titolo di un libro contiene già in sé la rarefatta traccia del suo senso ultimo, questo di Federica Maria D’Amato si spinge anche oltre”.
Oltre la montagna e l’andare: l’una punto fisso, colossale, che riconduce tanto ai parametri topografici di prominenza, altitudine, isolamento (quindi agli avvenimenti tellurici primigeni), quanto alle accezioni figurate che li richiamano; l’altro, verbo all’infinito di ciò che – disseminandosi e riconfigurandosi lungo il tragitto – procede nello spazio e nel tempo «al passo dei cambi del quadrante». Si preannuncia così il peso della ricerca che di verso in verso va delineandosi: interrogarsi sul proprio ‘esserci’ – sull’essere qui e ora, presenza mutevole in questo luogo e tempo mutevoli, e insieme sul percorso nebuloso innanzi e su quello già tracciato (ciò che non si lascerà camminare mai più) – è un quesito senza risposta e tuttavia inevitabile. Nell’incertezza della vetta, non v’è meta che possa dirsi definitiva: giacché l’andare è specificazione della montagna, bisognerà confidare nel percorso, l’andare in sé e per sé «oltre la linea fissa del restare», arrancando, poi allungando il passo, rifiatando, e nel mentre contemplare il paesaggio della Vita, delle vite e delle cose che lo attraversano; infine, benedirle una a una. Così il cammino esistenziale – solitario ma comune, inquieto ma consapevole – andrà “evolvendosi, guardando a sé stessi come a un Altro, un disperso che cammina sostenendo il passo di ciò che è stato e quello, aperto, di ciò che sarà”.

Giuseppe Cappitta
(18 novembre 2023)


Federica Maria D’Amato (1984) è conservatrice museale presso il Museo Paparella Treccia di Pescara, si occupa di letteratura, arte moderna ed è giornalista pubblicista. Ha pubblicato le raccolte di poesia La dolorosa (Opera, 2008), Poesie a Comitò (Noubs, 2011), Avere trent’anni (Ianieri 2013), tradotto e curato Libro dell’amico e dell’amato di Ramon Llull (Qiqajon, 2016) e Dove diavolo sei stato? di Tom Carver (Ianieri, 2012); ha pubblicato il libro-dialogo con Davide Rondoni I termini dell’amore (CartaCanta, 2016) e il saggio epistolare Lettere al Padre (Ianieri, 2016). In qualità di direttrice artistica ha curato le rassegne letterarie “Chieti mostra libri”, “Vere presenze” e “Ariel a Castello”. Nel campo dell’arte ha realizzato diverse mostre e la curatela dei relativi cataloghi d’arte, da Giorgio de Chirico e Mario Sironi (con Elena Pontiggia) a Giuseppe De Nittis (con Floriana Conte), Francesco Paolo Michetti (con Fabio Benzi), Michele Cascella, Costantino Barbella e altri. Suoi scritti giornalistici, saggistici, narrativi e poetici sono presenti in riviste specializzate e antologie, in Italia e all’estero (Nazione Indiana, La Lettura, Domenica-Sole 24Ore, La Repubblica, Enciclopedia delle donne, Gli Stati Generali, Il posto delle parole, Interno Poesia, Le parole e le cose, eccetera). Un anno e a capo (Galaad Edizioni) e A imitazione dell’acqua (Nottetempo) sono i suoi ultimi libri. A novembre 2023 è uscito La montagna dell’andare (Ianieri).


Chiara Arcadi, pugliese, da sempre l’arte ha un posto importante nella sua vita. Appassionatasi al violino, poi alla fotografia, al braille e alla lingua dei segni, ha un diploma come educatore e assistente alla comunicazione LIS. L’illustrazione è ora il fulcro delle sue giornate. Esplode tardivamente questa necessità di disegnare, di restare in silenzio e nutrirsi di bellezza e colori, lasciando fiorire entusiasmo, spirito positivo e buone vibrazioni.


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