Madre

A cena c’è questa mia collega dell’azienda, una madre che sostiene di essere attenta ai bisogni della figlia sedicenne. Io non le capisco più le cose degli adolescenti, mi dice, non posso starle con il fiato sul collo, ma neppure lasciarla senza una guida perciò, continua, le do in pasto un paio di libri al mese. Dice proprio così, “le do in pasto”.

«Mamma, che c’è per cena oggi?»
«Goethe con contorno di piselli».
«Mi avevi promesso che mangiavamo Wilde!»
«Quello non fa bene al fegato».

La madre prosegue criticando i gusti letterari della figlia, come avrebbe fatto con un’amica che si accompagna a pessimi uomini. Io non rispondo e penso a libri serviti sui piatti: il Signore delle mosche al sugo, Austen con il purè, Jane Eyre arrosto con il timo.

Mia madre non è mai stata una lettrice, né credo avesse mai assaggiato nessuno di quei piatti raffinati che quest’altra madre prepara alla figlia. Lavorava sempre e non cucinava molto. Il sabato mi portava in giro a fare commissioni e io quasi sempre volevo fuggire e nascondermi. Ma un paese del centro Italia non è Milano, dove sto adesso; non ci sono gli spazi, le persone, le idee, le cose per non farsi trovare.
Se passavamo davanti la libreria, mamma mi diceva vuoi entrare e io dicevo sì. Lei non acquistava niente per sé, io però potevo, e mi guardava come a dirmi scegli. A me piaceva anche solo stare lì dentro. Non volevo scegliere sempre, spesso tornavo a casa a mani vuote. E pure i libri non li leggevo tutti, ma durante la mia adolescenza accumulai parecchi volumi. Mi guardavano dagli scaffali e mi dicevano saremo tuoi per sempre.

Dopo che mamma è morta ho deciso di trasferirmi. Lei ora sta sottoterra insieme alle radici degli alberi e i dinosauri. Proprio quando ho iniziato a pensarla sommersa da un mare di terra, ho detto vado a Milano.
Sono andata a vivere da sola e mi sono accorta di quante cose non sapevo fare. Ho maledetto mia madre per avermi lasciata digiuna di insegnamenti. Non mi ha mai detto come si fa la dichiarazione dei redditi; come si sceglie la frutta e la verdura più fresca; di chiudere le tende quando si esce di casa: se l’avessi saputo prima, i ladri non sarebbero entrati in casa mia un mese dopo il trasferimento. Hanno rovistato fra le posate e le mutande. Hanno smontato il letto e mi hanno spaccato la finestra. Quando ho visto l’appartamento devastato mi volevo ammazzare, anche se non sapevo come: era la prima volta che ci pensavo.
Poi si sono spente le luci e ho visto mia madre. L’ho vista con questi miei occhi, ma era più giovane e con un abito rosso a pois bianchi. Si è accovacciata accanto a me senza dire niente; ha aperto il braccio e ha fatto un gesto come a mostrarmi una merce invisibile, come a dirmi scegli.

Quando la madre-collega smette di parlare della figlia mi chiede di me, visto che sono la nuova arrivata in azienda. Io con una faccia di pietra le dico del trasferimento, dei ladri e di mia madre-fantasma. I commensali provano tutti pietà per me. A quel punto lei dice cos’hai fatto dopo, hai chiamato subito la polizia? No, ho preso un libro, rispondo io, l’ho divorato in una notte.


© Angela Barbiera, 2024.

Maria Teresa Renzi-Sepe (1992) è nata a Fondi (LT) e vive a Berlino. Assiriologa che sopravvive al mondo accademico grazie alla narrativa, ha scritto un po’ di cose apparse su riviste online e recensisce libri; scrive pure cose accademiche più noiose. Tutto raccolto qui.


Angela Barbiera, architetto e insegnante. L’arte e il disegno sono una parte di sé con cui convive felicemente insieme a un marito, due figli e Otto, il suo cane, in provincia di Palermo. Nel corso degli anni ha sperimentato differenti tecniche con vari materiali; nel 2015 si avvicina al mondo dell’illustrazione, partecipando a mostre, contest, e collaborando con riviste online («Blam», «Futura Corriere»). Nel 2022 ha pubblicato l’albo illustrato Lenzuola nel vento, con testo di Sara Favarò (Nuova Ipsa Editore).



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