di Giuseppe Cappitta
Sono andato avanti in cerca della parola finale. Della parola che della fine contenesse la portata, il significato essenziale, il suono esatto. Molte ne ho scartate e superate altrettante, un passo indietro due avanti, in tempo di danza gravida. E spingi spingi, respira e spingi, nessuna pareva bastevole al prestigio dell’Ultima, dunque proseguivo, sì che la capienza necessaria a contenere quanti più significati, a farne sintesi superrima, summa impareggiabile, si faceva via via più ampia, avida com’era di spazio illimite. Ma lei sempre tale restava: una parola, una paroletta cara, nicarella compatta di maiuscola densità, parola degenere sì che nel pronunciarla sarebbe potuta esplodere luminosissima.
Kaboom! Kaputt.
Parola supernova.
Andavo così cercando, ardentemente cercando, ignaro del buio e del tempo, del turbolento luogo placido dov’ero volando o nuotando, fluttuando nel mezzo, finché d’un tratto, senza saperlo, scoprendomi parte di questo e particina di quello, e da questo e quello raccolto e accolto, ecco – ecco! – che in un fiat, divenire anelante, di cercare ho finalmente finito.
Adesso comprendo – nel trasbordo da mondo a mondo, dal di qua al di là, nel catapultamento, nel capovolgimento – che siffatta parola, l’assolutissima, l’alfaomega di questa mia esistenza altrimenti muta e sorda, questa parola non può contenere significato alcuno, e deve sì esplodere, ma ‘splodere del tuttoniente incomprensibile, farsi singulto agro, missione sonora, parola-non-parola sottratta al vocabolario cosmico e subito restituita.
Questo è il modo in cui

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In copertina: Ω
Giuseppe Cappitta nasce a Siracusa il 9 novembre 1985. Diplomatosi in chitarra moderna a Firenze con un master in composizione per musica da film/teatro, in ambito letterario è autore di opere di narrativa e poesia, cui si aggiunge una miscellanea di testi a indirizzo critico, filosofico, memoriale. Suoi racconti e prose brevi sono apparsi in «Blogorilla Sapiens», «Bomarscé», «Morel, voci dall’isola», «Spaghetti Writers», «Kairos». Vive a Marzamemi.
Caino nasce proprio qui. «L’Appeso» ne segna l’esordio: il suo primo vagito.

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